"Ore passate a ricordare. Delle mazzate, dei colpi di bastone che miravano alla testa parati dai polsi e dagli avambracci maciullati. Del fuoco che avvolge una macchina e il portone di casa, dei cinque spari, dell’urlo di mia madre e del vetro della mia macchina infranto sottocasa. Della voglia di mollare, in fondo ho 24 anni, studio all’università, posso ancora cambiare lavoro. Del mio ragazzo che se sapesse che sono qui con voi a raccontare queste cose… Della solitudine o della solidarietà, dell’isolamento, dell’impossibilità di continuare a fare il mio lavoro perché al palazzo di giustizia da allora nessuno mi ha rivolto più la parola. Dei bossoli in una busta, della mia firma stampata sulla carta con una croce rossa sopra, e le parole battute il giorno prima sottolineate da una mano mafiosa. Di come lo dico ai miei genitori, ché a trentaquattro anni vivo ancora con loro, con uno stipendio di 400 euro al mese. Di quando sono stato sequestrato per due ore da un sorvegliato speciale con una pistola in tasca che mi obbligava a cancellare le foto che avevo fatto. Di quando ho temuto per i miei figli. Di quando anche mia moglie le ha prese per difendermi da un aggressore indiavolato." *
Saviano non è che la punta dell'iceberg. Troppo spesso le penne possono essere esplosive se si scrivono le parole sbagliate, se si fa un passo di troppo, entrando in un terreno che qualcun'altro ritiene casa propria. E lo difende con i denti. L'informazione è il sale della democrazia? A volte non è che un lusso, un lusso che non sempre ci si può permettere se si vogliono dormire sonni tranquilli. Il giornalismo in terra di mafia ma non solo, dalle voci di chi la sfida di informare la vive tutti i giorni. E a volte di coraggio ce ne vuole davvero. Da un'idea di Antonella Beccaria un progetto per Domani Arcoiris. Si sta iniziando a lavorarci. Stay tuned.
* da "Informazione a rischio pallottole" di Roberta Mani e Roberto Salvatore Rossi
Nessun commento:
Posta un commento