26 ottobre 2010

Confuso resoconto di viaggio

...che dopo un viaggio ti aspetti di tornare e scrivere in scioltezza uno di quei post davvero riflessivi, evocativi, belli. Che chi lo legge ci si trova proiettato dentro ai luoghi in cui sei stato, ne coglie atmosfera, odori, sensazioni sottili.
E invece poi non è così che va. Forse sei tu che manchi un po' di spirito. O magari funziona solo in modo diverso.
Un viaggio, per breve che sia, non è un album fotografico ma un intreccio, un gorgo dove tutto si rimescola, si fonde senza confini netti, passa privo di controllo da uno stato all'altro.
E ti piace quando ti sa stupire.
Poi se non altro l'altrove è un buon punto d'osservazione - abbastanza elevato e distante - per poter contemplare sé stessi.

Imparato qualcosa? Probabilmente. Magari a pronunciare qualche parola in una lingua tutt'ora sconosciuta, a guardare oltre la mera superficie delle montagne, ad apprezzare una certa risata col naso arricciato. Magari a chiedere due volte la destinazione di un autobus, prima di salirci spensieratamente a bordo.
Altro? Chissà. Come se ogni insegnamento potesse sempre essere chiaro, netto, catalogabile e descrivibile con lucide parole.
Che squallore sarebbe allora.
No, un viaggio non è un album fotografico ma un fluire e rifluire verso nuovi stati, come onde sulla battigia. Una risacca in cui si spera di essere riusciti, tornando indietro, a coglire qualche granello di sabbia da poter conservare un po' più a lungo con sé.

8 ottobre 2010

Animal farm (il crollo del quarto potere)

Animal Farm

Bisogna risalire fino alla Grecia Classica per rintracciare le origini dello stato di diritto. Di suddivisione del potere tra più entità parlavano già Platone e Aristotele. Un principio dalle radici antiche fondamentale per impedire a uomini senza scrupoli di piegare il potere alla propria volontà.
Da lì nasce la tripartizione dello stato moderno in aree distinte, ognuna col compito di vigilare sulle altre due, porre paletti per impedirne lo sviluppo incontrollato, salvaguardare l'integrità della democrazia. Meccanismo non perfetto, ma meglio di niente. A tutto ciò si aggiunge poi un'altro elemento, il quarto potere: la Stampa.
La stampa "cane da guardia della democrazia": libera, critica e indipendente. Un'entità il cui diritto/dovere fondamentale consiste nel denunciare i trucchi del potere, le sue commistioni, i suoi sporchi traffici.

La situazione dell'antico trittico nell'Italia del 2010 è sotto gli occhi di tutti: potere esecutivo e legislativo in mano al medesimo potentato, affiancati da un potere giudiziario massacrato, delegittimato, attaccato ogni qualvolta, nel fare il suo lavoro, tocca inavvertitamente le sfere degli altri due.
Il quarto potere invece ancora si salvava. Stampa buona e stampa cattiva, certo, ma comunque un baluardo in cui poter riporre un briciolo di fiducia. Una volta faceva paura, la stampa.
I giornali venivano chiusi, le redazioni messe sotto sequestro, armate di sbirri venivano inviate a perquisire stamperie semi-clandestine. Quanti ciclostili sono passati dalle questure negli anni '70.
Poi si capì che l'errore stava nel metodo.
I giornali non andavano chiusi ma finanziati, comprati, fondati. Il pazzo cerca di distruggere la bomba atomica del vicino, il saggio se ne costruisce una propria.

La preoccupazione manifestata da alcuni (la FNSI in primis) per la perquisizione alla redazione del Giornale è ipocrita e assurda. Quello che si spacciava come un quotidiano da tempo non era altro che una milizia. Ben armata, per giunta.
Articoli che suonavano come raffiche di mitra, editoriali che erano colpi di obice. Mine anti-uomo ovunque.
Un giornale che appoggiandosi ad un impero editoriale è riuscito a minare anche il quarto pilastro della democrazia.
L'inizio della storia, come fa notare D'Avanzo su Repubblica di oggi, è concentrato in una frase:

"Risponderò colpo su colpo"

Promessa mantenuta. E' la storia di Veronica Lario accusata di adulterio; di Boffo indicato come omosessuale; del giudice Mesiano e dei suoi calzini azzurri; del mancato dossier su Caldoro progettato da una cosa che venne chiamata P3; delle case a Montecarlo e di chissà quanto altro.
Fino ad arrivare alla Marcegaglia.

La stampa ridotta all'ombra di sé stessa, screditata dall'interno, al servizio di un potere in pieno delirio, arrogante, ipertrofico e privo di controllo.
La stampa entrata in quel porcilaio dove alcuni sono più uguali degli altri e uscitane sporca del medesimo fango.

Un cane da guardia idrofobo, feroce, addestrato a colpire alla gola.

6 ottobre 2010

Anna Politkovskaja

"La Russia ha già avuto governanti di questa risma. Ed è finita in tragedia. In un bagno di sangue. In guerre civili. Io non voglio che accada di nuovo."

Bang. Bang.
Due colpi. Precisi. Testa e cuore. Silenzio.
6/10/2006


Anna Politkovskaja

Sono una reietta. È questo il risultato principale del mio lavoro di giornalista in Cecenia e della pubblicazione all'estero dei miei libri sulla vita in Russia e sul conflitto ceceno. A Mosca non mi invitano alle conferenze stampa né alle iniziative in cui è prevista la partecipazione di funzionari del Cremlino: gli organizzatori non vogliono essere sospettati di avere delle simpatie per me.

Eppure tutti i più alti funzionari accettano d'incontrarmi quando sto scrivendo un articolo o sto conducendo un'indagine. Ma lo fanno di nascosto, in posti dove non possono essere visti, all'aria aperta, in piazza o in luoghi segreti che raggiungiamo seguendo strade diverse, quasi fossimo delle spie. Sono felici di parlare con me. Mi danno informazioni, chiedono il mio parere e mi raccontano cosa succede ai vertici. Ma sempre in segreto.

È una situazione a cui non ti abitui, ma impari a conviverci: erano queste le condizioni in cui lavoravo durante la seconda guerra in Cecenia, scoppiata nel 1999. Mi nascondevo dai soldati federali russi, ma grazie ad alcuni intermediari di fiducia riuscivo comunque a stabilire dei contatti segreti con le singole persone. In questo modo proteggevo i miei informatori.

Dopo l'inizio del piano di "cecenizzazione" di Putin (ingaggiare i ceceni "buoni" e fedeli al Cremlino per uccidere i ceceni "cattivi" ostili a Mosca), ho usato la stessa tecnica per entrare in contatto con i funzionari ceceni "buoni". Molti di loro li conoscevo da tempo dato che, prima di diventare "buoni", mi avevano ospitato a casa loro nei mesi più duri della guerra.
Ormai possiamo incontrarci solo in segreto perché sono considerata una nemica impossibile da "rieducare". Non sto scherzando. Qualche tempo fa Vladislav Surkov, viceresponsabile dell'amministrazione presidenziale, ha spiegato che alcuni nemici si possono far ragionare, altri invece sono incorreggibili: con loro il dialogo è impossibile. La politica, secondo Surkov, dev'essere "ripulita" da questi personaggi. Ed è proprio quello che stanno facendo, non solo con me.

4 ottobre 2010

Dio, il Presidente e intermediari

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Cioè, non è che io creda davvero che l'ultima uscita di un prelato qualunque possa avere un reale peso nel peggiorare la già gretta situazione socio-politico-culturale italiana, però son cose che fanno incazzare. Oltretutto la figura del suddetto esponente del clero ha probabilmente un peso pari a zero al di fuori del suo territorio d'azione (delimitato, come ben si sa, da studi televisivi e chiese contro cui riesce a far pipì). Al massimo le sue parole potranno infierire su cervelli ormai spacciati, null'altro.
E' noltre prevedibile che l'opinione in questione verrà presto oscurata da qualche ben più plateale esternazione fatta da uno qualsiasi dei personaggi che in ordine gerarchico stanno sopra monsignor Fisichella. Gerarchia composta da già non pochi uomini in terra, che si amplia notevolmente se si vanno a calcolare anche cherubini, serafini, dominazioni, arcangeli e su su per tutte le cerchie angeliche fino al Sommo in persona che - diciamocelo - pure lui le sue cazzate le ha fatte. Ad esempio quella fissazione per il celibato non è che abbia dato proprio i suoi frutti migliori.

In ogni caso bisogna convenire che dopo anni che la menano col relativismo di qua e il relativismo di là, l'integrità morale della chiesa e cazzi vari, fa un po' girare le palle sentire sto tizio che va a giustificare le bestemmie del premier affermando che "vanno contestualizzate". Cioè, io in vita mia non ho mai seguito una lezione di catechismo neanche per sbaglio, ma mi risulta che “Non pronunciare invano il nome del Signore tuo Dio” sia il secondo comandamento, scritto nero su bianco nel Deuteronomio (tra l'altro uno dei pochi testi sopravvissuti al primo concilio di Nicea, dove la distinzione tra "canonici" e "apocrifi" veniva effettuata basandosi su imprescindibili principi ontologici quali: "Cosa ci dà ragione?").

Ma ok, pane al pane, il mondo cattolico ha preso anche posizioni ben distinte, però una domanda sorge spontanea: tu, monsignor Fisichella, mia povera pecorella smarrita, come cazzo ti è saltato in mente di metterti a pontificare sui comandamenti?
La dottrina per quanto ne so è piuttosto chiara riguardo alla legge di Dio: o la segui o non la segui. Paradiso o inferno. Ti sei beccato il libero arbitrio? Cazzi tuoi.
E invece no, manco i dogmi ci vogliono lasciare. Stupido io, mi illudevo che il postmodernismo fosse riuscito ad iniettare almeno qualche cc di coerenza perfino dentro i crani integralisti del clero nostrano. Invece no, manco sognarselo. D'altra parte che ti vuoi aspettare da una categoria dove ancora sopravvivono i creazionisti? I creazionisti, capito?! Gente che grossomodo sostiene che Dio ci ha creati con un'alitata e lo stampino.

Che poi sinceramente a me delle eventuali bestemmie del presidente non me ne frega neppure nulla, cosa che tra l'altro vale per la stragrande maggioranza delle sue esternazioni. Se i problemi italiani fossero tutti qui a quest'ora saremmo da tempo stravaccati ai vertici di tutte le classifiche mondiali di felicità-sviluppo-ecosostenibilità-tiro alla fune. I paesi nordici ci avrebbero eletti da un pezzo stato scandinavo ad honorem. Il nostro livello tecnico-scientifico sarebbe talmente elevato che avremmo già trovato da una vita la cura per il cancro, l'aids, il raffreddore e i becchi delle zanzare. Il tricolore starebbe sventolando su Marte, Giove, Saturno, Nibiru e la nostra nazionale starebbe vincendo il terzo Campionato Intergalattico di Arkanoid. Invece sto paio di palle, la merda è fino al collo, sì, ma di quello che ci sta sulle spalle.

Chiaramente il motivo principale per cui questo post sta venendo scritto consta esclusivamente nel gusto di poter inveire al contempo contro la Presidenza del Consiglio, nella persona del premier Berlusconi, e la Chiesa cattolica in toto, dalle catacombe paleocristiane in poi. Ciò permette di dar deliziato sfogo a tutta la frustrazione che si rimescola in questo corpo corrotto dal momento in cui ho fatto l'errore di sviluppare una coscienza socio-politica.
A saperlo prima facevo l'abbonamento vitalizio allo stadio, che era meglio.



P.S.: perdonate l'alto contenuto di scurrilità di questo post, è che ultimamente sto leggendo troppo Qualcosa del genere. Fortuna che pubblica un post ogni era glaciale, altrimenti non so come sarei ridotto a quest'ora.

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Anzi, forse lo so:



l'onorevole Mario Borghezio



In ogni caso, per star sicuro, mi dissocio da questo post. Pare che come strategia funzioni.

2 ottobre 2010

Sotto Tiro - Josè Trovato

Domani Arcoiris

Al via sulla rivista on-line Domani la nuova rubrica "Sotto tiro". Una serie d'interviste a giornalisti che fanno troppo bene il loro lavoro, ponendo parole dove si vorrebbe silenzio, e per questo vanno zittiti. Storie di mafia ma non solo, sarebbe un'Italia utopica quella in cui solo i criminali avessero qualcosa da nascondere.

La storia di Saviano la conoscono tutti, elevata ormai a fenomeno mediatico, ma dietro di lui si muove una schiera di colleghi dotati di minor fama e, spesso, molta meno fortuna.
A fare chiara mostra della situazione è il recentissimo rapporto Ossigeno 2010, documento annuale stilato dall'osservatorio stabile istituito dall'Ordine dei Giornalisti e dalla Federazione della Stampa la cui attenzione è puntata su tutti i casi italiani di giornalisti minacciati e notizie oscurate. Il materiale non manca.

"Sotto tiro" parte con Josè Trovato, giornalista siciliano che a Leonforte faceva troppa attenzione alle vicende di un mafioso locale. E la cosa non piaceva per niente.
L'intervista QUI.