19 febbraio 2012

In direzione ostinata e contraria

Il torto più grande che si può fare ai propri maestri è quello di scordarne le parole.

Un tributo a Fabrizio De Andrè, da cui ho imparato che sono molti gli angoli da cui guardare.



14 febbraio 2012

Ho visto cose

Un ostello può essere: squallido, brutto, sporco, sciatto, malsano, degradato, disgustoso, fetido, rivoltante, orribile, ignobile, indegno.
Al 496 di Newcastle street, West Perth, si erge il Planet Inn, che non rientra in nessuna di queste categorie.
Il Planet Inn è surreale.

Il cuore pulsante del Planet Inn è l'ufficio. L'ufficio è la chiave di tutto. Nell'ufficio è sotto chiave tutto. Una stanza sola che è al contempo reception, studio, deposito padelle, area colazione, emporio.
Se l'ufficio è chiuso non puoi fare praticamente niente.
L'ufficio è quasi sempre chiuso.
Il Manager è un tizio con tratti indigeni e un fisico da ex-pugile. Non so come si chiami. Nessuno lo sa. Quello che tutti sanno però è che lui ha le chiavi dell'ufficio. Il Manager non c'è quasi mai.

Toilette, nel suo angolo migliore
Quando entri al Planet Inn la prima cosa che vedi sono le stanze. Non so gli altri, ma io non ho mai avuto una chiave. D'altra parte sarebbe stata superflua: le porte sono sempre aperte, al Planet Inn. Per ovviare alla questione della sicurezza in ogni camera sono collocati dei locker dove poter riporre gli oggetti di valore. Se però hai un cacciavite puoi smontarne la serratura.

La seconda cosa che vedi al Planet Inn sono i bagni. Ci sono avvisi strani, nei bagni. Mentre ci pensi ti lavi le mani e il sapore ha il colore del detersivo per piatti. Lo annusi e ha l'odore del detersivo per piatti.
No, i sensi non ti ingannano.

Poi ci sono le docce. Le docce sono due, ma solo una ha l'optional: la porta.
Nelle docce, sotto il consueto avviso che invita a contenere il consumo idrico, è situato un lavandino. Dal rubinetto scorre acqua corrente. Ad libidum. Non lo puoi chiudere quela lavandino. Quel liquido è destinata a scorrere, da tubo a tubo, per l'eternità. Molti hanno provato a fermarlo, ma nessuno ce l'ha mai fatta. E' la spada nella roccia dello spreco idrico. Come quelle fontane che c'erano una volta agli angoli delle strade che stavano sempre aperte. Per far bere i cani, ho sempre ipotizzato. Ora non ci sono più: le hanno chiuse o munite di rubinetto. I cani invece ci sono ancora. Sillogismo: al Planet Inn i cani non sanno aprire i rubinetti.

Inquietanti avvisi nelle toilette

Angolo cottura
Al Planet Inn c'è anche una cucina. Ma se vuoi cucinare ti servono le padelle dell'ufficio. Se l'ufficio è chiuso, come sua prerogativa, le opzioni sono due: o non cucini o ti arrangi con i padellini. Credo ci sia stato un tempo in cui i padellini erano muniti di una copertura antiaderente in teflon. L'ho dedotto dalle labili tracce rimaste. I padellini sono il manufatto più inadeguato all'uso preposto che mi sia mai capitato di maneggiare in vita mia. Se poi sei fortunato trovi anche piatti e posate. In cucina si lava tutto prima di usarlo, anche se in teoria è già pulito. E' un posto che ispira diffidenza. Sarà che se cucini la sera devi fare la gimkana tra gli scarafaggi.

Al Planet Inn, quando si va a dormire, non tutti vanno in stanza. Alcuni, in base a una gerarchia che mi è tutt'ora oscura, dormono in corridoio, o in sala TV. Usualmente hanno il materasso, ma pare non sia un diritto inalienabile, ho scoperto:

Degrado

Io ce l'avevo una camera, e pure un letto con un materasso. Un po' sfondato, ma comunque materasso. Ero un aristocratico, al Planet Inn. Quello che però non avevo era una federa per il cuscino. Così sono andato a cercare il Manager, che in quel momento c'era. L'ho scovato in cortile, poco lucido, che parlava con un inglese totalmente fradicio. Avevano molte cose da dirsi. Nell'attesa ho cercato di individuare in cielo la costellazione di Orione, che è l'unica avvistabile da entrambi gli emisferi, mi hanno detto. Non l'ho trovata. Sarà che non so molto bene com'è fatta.
Dopo 10 minuti, il Manager è prontamente accorso in mio aiuto. Mi ha chiesto di vedere il cuscino. Io gli ho fiduciosamente mostrato il mio guanciale sfoderato, confidando nelle sue capacità manageriali. Lui si è guardato attorno, ha afferrato con nonchalance una t-shirt che in tutta evidenza qualcuno aveva messo lì ad asciugare e me l'ha porta, sorridendo. Era pulita, della misura giusta per il mio cuscino. L'ho presa, ho sorriso e ringraziato.
Perché è lì che ho realizzato che quella non poteva essere la realtà.

Cuscino immagliettato

5 febbraio 2012

In memoriam


Un post nostalgico, sul Guazzetto.
Per non dimenticare.
QUI.

L'isola più a sud - parte2


...e cioè, questo post doveva andare avanti con Hobart che mi piace e poi non mi piace e poi mi piace ancora e alla fine non lo so se mi piace o no; doveva parlare dei pasti di Clemence che assomigliano tutti a colazioni e di come fossi più o meno riuscito a liberarmene e evviva e praticamente la biasimavo solo a tempo perso, tanto per gradire; poi parlavo magari di quel signore con una brutta tosse e con la tazza con su scritto Colin, che è il nome dell'uomo, non della tazza, che assomiglia incredibilmente a Giorgio Canali (l'uomo, non la tazza); parlavo degli asiatici che ho frequentato ultimamente, che le ragazze sono più aperte, mentre con gli uomini sembra un po' una questione tribale e fa un po' impressione e, alla fine di tutto questo, c'ero io a Bruny Island - atollo a sud della Tasmania - e questa cosa simpatica dell'isola a sud dell'isola a sud dell'Isola a Sud, che poi sarebbe l'Australia, e tutto si concludeva con questa inquadratura hollywoodiana di me che scrutavo la distesa d'acqua oltre la quale sta solo l'Antartide e tentavo, tentavo davvero, di vivere la magia del momento, ma poi alla fine non mi pareva avvincente sto gran che. Applausi.

O quantomeno il copione era all'incirca questo.

Poi però in Tasmania non c'è gran che lavoro ed è pure brutto tempo, quindi le uniche due attività praticabili in questo enorme e carino nulla, che sarebbero escursionismo e trekking, non si possono fare e quindi io aspetto i miei nuovi occhiali tipo Herry Potter e vado a Perth, e forse non mi dispiace nemmeno.

The end.