Se c'è una cosa che non sopporto è la strumentalizzazione di fatti importanti, fatti degni del più profondo e ampio coinvolgimento civile e umano, piegati al servizio di ideologie e schieramenti che di civile hanno ben poco.
E' una cosa che mi manda in bestia.
Non solo per la dimostrazione di meschinità e pochezza morale di coloro che si rendono protagonisti di tali azioni, ma anche per la spudoratezza
con cui fino al giorno prima (e probabilmente dal giorno successivo) gli stessi davano sfoggio di comportamenti assolutamente assimilabili a quelli condannati, ascrivibili alla medesima deplorevole categoria.
Mi riferisco naturalmente al caso di Sakineh Mohammadi Ashtiani. Sono daccordo, tra noi e loro (dove per "loro" si intendono le istituzioni, il sistema giudiziario, quello politico e gli apparati di sicurezza dei governi islamici integralisti) di differenza ne passa un bel po'. Ad esempio che qui le storie di adulterio si trovano più a loro agio tra le pagine patinate di Novella3000 che negli schedari dei tribunali. E' quindi giusta e degna d'appoggio ogni azione volta a combattere una tale barbarie mascherata da cultura. Sì, lo è anche la gigantografia di Sakineh fatta appendere dalla Carfagna fuori dal suo ministero, nonostante la sua dubbia utilità.
Ma quanto questa fiammata di ribellione verso tale indiscutibile offesa alla dignità umana è dovuta ai principi? O almeno, qual'è la percentuale di indignazione dovuta al fatto che ciò avvenga in Iran e non, chessò, nelle isole Svalbard? O in Russia, tanto per fare un esempio piuttosto verosimile.
In Italia le cifre riguardanti la violenza sulle donne paiono un bollettino di guerra. Nel 2009 si sono raccolti da terra 119 cadaveri. Violenze perpetrate principalmente da maschi italiani, amici o parenti e concentrate nel ricco Nord. E non è che non esistano metodi per controllare e ridurre tale spirale di violenza. Smplicemente - come scrive Francesca Molfino in un interessante e approfondito articolo - gli strumenti esistenti, e già in uso con successo all'estero, in Italia non vengono adottati. In Italia non vengono stanziati fondi per istituire e mantenere i centri d'appoggio e consuilenza necessari. In Italia non viene formato adeguatamente il personale che si trova a dover affrontare quotidianamente i casi ad alto rischio. Nonostante ciò nel nostro paese i casi di femminicidio scalano le agende di cronaca per qualche giorno e poi ricadono irrimediabilmente nel dimenticatorio. Venga ora la Carfagna ad attaccare sul Ministero delle Pari Opportunità la foto di ogni donna che nel Bel Paese rischia la vita non "a causa delle istituzioni", ma per la totale assenza di esse. Mezza Roma le servirebbe.
Quelle che si levano dalla bocca di buona parte della classe politica italiana (al governo e non) non sono grida di rabbia e sdegno, sono gratuiti slogan pre-elettorali. E' ributtante.
Naturalmente ciò lo sanno benissimo anche i vertici iraniani, che danno adito alla possibilità di annullare la condanna della donna, ma che probabilmente la stanno solo posticipando. Invece di attendere il termine del Ramadan si aspetterà che si spengano le polemiche, poi come per incanto la "revisione" a cui è sottoposto il caso si tramuterà nuovamente in condanna. Condanna che verrà eseguita al volo, probabilmente in silenzio. Poi vedremo se si leverà clamore per difendere la dignità di un cadavere.
Ma la ridicolezza dell'opposizione NOI vs. LORO si esemplifica in innumerevoli altri ambiti.
Noi giusti, loro iniqui?
Noi democratici, loro barbari?
Noi misericordiosi, loro sanguinari assassini?
Noi figli dell'illuminismo, loro menti affogate nell'integralismo religioso?
Noi capaci di garantire un trattamento umano anche nella pena, loro brutali lanciatori di pietre incapaci di sentimenti?
Lo si chieda a chi in Italia viene stipato nelle carceri; agli immigrati in cerca di rifugio reclusi nei CIE, alla faccia del diritto internazionale; a chi in cella ci crepa, ammazzato dalla disperazione o dai manganelli degli sbirri. A tutte quelle categorie periferiche, di scarto, a cui quotidianamente viene sputato in faccia.
Perchè ogni giorno non sento nessuno indignarsi di ciò?
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