26 gennaio 2013

Urti, deviazioni

I look for the unguarded moment, the essential soul peeking out.
Steve McCurry

S. McCurry - Afghan girl

Ci si sbatte addosso l'un l'altro, in continuazione, ma spesso non lo si nota nemmeno.
Funziona come con le fotografie: ogni istante in ogni luogo è immagine potenziale, ma per afferrare in uno scatto il manifestarsi della vita ci vuole allenamento, fortuna e istinto.
È che ci sono momenti che valgono di più di altri, almeno nella forma, o nel contenuto, o nel senso generato da un qualche strano incrocio tra i due. Non si tratta solo di imprimere su pellicola una somma di luci ma di afferrare in un istante quella che è la chiave di un processo in divenire, passato e futuro annessi. Una buona foto è sempre più grande della sua cornice.

E fin qui si parlava di fotografia. Ma come pellicole funzionano le persone e le tensioni che tra esse si creano: incontri casuali, se realizzati nel modo, momento e luogo opportuni sono in grado di imprimersi a fondo e di aprire nuove porte; svelare altri percorsi; cambiare più o meno in grande il corso di vite intere.
O di risemantizzarne intere frazioni.
E' più scienza che destino.
Ogni volto incrociato è un nuovo esistere in potenza, il seme di una deviazione, l'ombra d'una nicchia in cui riposare. La differenza, carpe diem, la fa l'abilità nel saper cogliere l'indizio, nel seguirne la traccia. E poi veder cosa succede. E' anche un po' una scommessa, un pescare alla cieca senza sapere bene l'eredità che ogni volto porta con sé.

Ci si sbatte addosso in continuazione, si inciampa nella vita di altra gente e spesso non lo si nota nemmeno. L'esistenza in viaggio per questo è scuola: altrove da casa son meno rigide le sbarre tra cui ci si muove, l'occhio più vigile, tese le antenne e acuito l'olfatto con cui si scandaglia il resto dell'umanità. Ma è uno stato di grazia difficile da conservare, quel sesto senso migratore: una volta tornati il conosciuto riprende il sopravvento, si fa guscio che annebbia lo sguardo, vecchie gabbie interpretative ripiombano rigide in testa. Sulle vie note i passi si susseguono troppo sicuri per far veramente attenzione a dove il piede va a poggiare.
E così intere fette di futuro se ne passano davanti agli occhi incuranti, messaggi in bottiglia alla deriva ignorati e perduti magari per sempre. Un'opzione che scompare. Una via laterale che svanisce alle spalle, non si saprà mai per portare dove.

E' uno stato di coscienza difficile da conservare, ma forse l'unica cosa che davvero resta presente, utile e viva, mentre fotografie ingialliscono su mensole impolverate o si smagnetizzano lente, dentro cartelle di vecchi hard disk.
I viaggi, più che processione di luoghi sperduti, sono vite sconosciute attraverso le quali passare.
Non andrebbe scordato mai.

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