Lettera aperta a un musicista della Salvation Army
Mio giovane e poco talentuoso amico,
oggi voglio essere franco con te: ogni volta che mi capita di incrociarti, mentre ti esibisci coi tuoi altrettanto giovani e inesperti compagni in coppie d’archi o terzetti di ottoni di fronte a Woolworths o fuori dalla State Library, un brivido mi percorre la schiena. Ma non fraintendermi, ciò non è dovuto all’evidente lacunosità con cui ti sei dedicato allo studio dello strumento, alla mancanza di senso del tempo, ritmo e coordinazione che spudoratamente esibisci o anche solo alla tua evidente incapacità di mettere più di quattro note intonate in fila.
No, la scarica che mi rattrappisce la spina dorsale ogni volta che ti vedo apparire, che mi mette tutto in subbuglio come un Allegro Chirurgo in scala 1:1 a cui hanno rimosso l’osso sbagliato, è dovuta a ben altro.
continua su AND...
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