La fantascienza, quella buona, ripiega il passato sul futuro, legge le ombre che ciò che è stato proietta su quel che sarà. E' una narrativa visionaria al quadrato, bidirezionale: disegna figure ipotetiche utilizzando i colori della contemporaneità, dotandole di profili fin troppo verosimili.
L'immagine del futuro, in ogni tempo, non è altro che la rielaborazione di ciò che è successo, che succede; la fantascienza è allora la lettura della sfera di cristallo della storia: l'arte del prendere in prestito il domani per dare struttura a ciò che spesso è ancora troppo vicino per essere pienamente afferrato. Disciplina storica invertita: raccontare ciò che sarà per dar conto di quel che sarà stato.
Sono gli anni '60 quando Dick scrive La svastica sul sole. La guerra è finita già da un po', certo, ma uno dei problemi che caratterizzano la produzione dickiana sta nella distinzione tra reale e irreale; e, per tale esercizio, in fanatismi sono campo ideale. Un esempio di come, spesso, la narrativa fantascientifica presenti anche riflessi che non hanno nulla da invidiare alla letteratura "alta" che l'ha sempre snobbata:
La loro visione è cosmica.
Non un uomo qua, un bambino là, ma esclusivamente l'astrazione: la Razza, la Terra. Volk. Land. Blut. Ehre. Non uomini onorevoli ma il puro Ehre, l'Onore. L'astratto è sostanza, il reale gli è invisibile. Die Güte, la Bontà, ma nessun buon uomo, non quest'uomo. E' la loro percezione dello spazio e del tempo. Loro guardano, nonostante il qui e l'ora, nella grande oscurità che sta oltre, nell'immutabile. E ciò è fatale alla vita. Perché alla fine non ci sarà più vita.
C'era una volta nello spazio solo polvere di particelle, il caldo gas d'idrogeno, nient'altro. E così sarà di nuovo. E' tutto temporaneo. E questi - questi pazzi - rispondono al granito, alla polvere, alla volontà dell'inanimato; loro combattono per Natur.
E, pensò lui, io so perché. Loro vogliono essere gli agenti, non le vittime, della storia. Si identificano con il potere di Dio e a Dio si credono simili. Questa è la loro sostanziale follia. Essi sono sopraffatti dall'archetipo; il loro ego si è espanso psicoticamente e ora non sono più in grado di dire dove finisce il loro essere e dove inizia la divinità. Non è arroganza, non orgoglio; è il rigonfiamento dell'ego al suo ultimo stadio - la confusione tra chi adora e ciò che viene adorato.
L'uomo non ha mangiato Dio; è Dio che ha ingoiato l'uomo.
Testo originale:
Their view; it is cosmic.Philip K. Dick “The Man in the High Castle”/"La svastica sul sole", New York, 1962.
Not a man here, a child there, but an abstraction: race, land. Volk. Land. Blut. Ehre. Not of honourable men but of Ehre itself, honour; the abstract is real, the actual is invisible to them. Die Güte, but not good man, this good man. It is their sense of space and time. They see thought the here, the now, into the vast black deep beyond, the unchanging. And that is fatal to life. Because eventually there will be no life; there was once only the dust particles in the space, the hot hydrogen gases, nothing more, and it will come again. It's all temporary. And these - these madmen - respond to the granite, the dust, the longing of the inanimate; they want to aid Natur.
And, he thought, I know why. They want to be the agents, not the victims, of history. They identify with God's power and believe they are godlike. That is their basic madness. They are overcome by some archetype; their ego have expanded psychotically so that they cannot tell where they begin and the godhead leaves off. It is not hubris, not pride; it is inflation of the ego to its ultimate - confusion between him who worships and that which is worshipped.
Man has not eaten the God; God has eaten the man.
Traduzione mia
quanto sono orgogliosa di questo fratello traduttore!
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