1 agosto 2010

Morte inconsapevole di un reporter di guerra

embedded journalist

Non sempre cambiamento significa catastrofe, e comunque non sempre la catastrofe, quando si presenta, è così evidente come ci si aspetterebbe. A dimostrarlo è Mimmo Càndito, oggi, su "la Stampa".
Esattamente vent'anni fa Saddam invase il Kuwait, accendendo la miccia di quella bomba militare e mediatica che sarebbe poi divenuta famosa col nome di guerra del golfo. La prima "guerra da divano" che avrebbe inaugurato una nuova, fruttuosa via per l'informazione militare. Quel giorno il reporter di guerra ha smesso di esistere. La parola stampata soverchiata dall'esplosività dell'immagine televisiva, l'informazione quasi schiavizzata da uno stato maggiore che, dopo la fallimentare esperienza vietnamita, ne conosceva il potere. E la pericolosità. Un uomo di nome Arnett che, senza saperlo, era arma in mano al potere. L'invenzione dell'embedding e della comunicazione "impacchettata", strumenti ancora oggi largamente utilizzati. Ma il disequilibrio tra poteri non può durare per sempre, così oggi da menti brillanti (con palle quadre) nascono nuove idee, creando innovativi, fiammeggianti scenari nel panorama dell'informazione mondiale. Tanto per dire nasce Wikileaks, nessuno dei cui collaboratori ha probabilmente mai calpestato la sabbia dei deserti afghani, ma che ha saputo svelare segreti che nessun inviato, più o meno ostinato che fosse, era mai riuscito nemmeno a immaginare.
Ma ora basta parafrasare. Leggete questo articolo. Ne vale la pena. Garantito.

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