2 maggio 2010

Falsi di lusso

sindone

E così venne il gran giorno. La reliquia fu mostrata, il popolo adorante si commosse adorandone il sacro fulgore. Gli sguardi si aguzzarono per coglierne i particolari confusi. Per scorgere quello che fu il volto umano del loro Dio.

Non una cronaca medievale, storia contemporanea. Oggi è stato il principale giorno d’ostensione della Sindone. Un oggetto sacro. Una santa reliquia. Il falso storico più sopravvalutato nella storia dell’umanità.
Perché di un falso si tratta. Risalente al XIV secolo, dicono gli storici. Mi pare che Gesù sia stato un po’ meno longevo. Ciò che viene venerato è ben lontano dall’essere l’impronta lasciata dagli ultimi umori del profeta.
Ma una memoria falsata non può che essere accolta con clamore da un popolo che definire cristiano è da tempo fuori luogo. Un popolo che non è più disposto ad accettare sofferenza e martirio, anzi ne ha terrore. O, ancora peggio, piega questi termini ai propri ipocriti fini. Parole che un tempo avevano ancora, nella loro ingenuità, un significato. Ora la fede non è che un fragile scudo contro la paura. Alle possibili gioie dell’altro mondo si preferiscono largamente le sofferenze di questo, che quantomeno sono tangibili.

I credenti festanti che accolgono la sindone sono gli stessi che pregano ogni giorno per il paradiso, che recitano avemarie per avere vita lunga, per la felicità, per la salute. Che pregano contro la morte. Anche il loro papa è ormai da lungo tempo dovuto scendere dal soglio di Pietro per tornare sul piano degli uomini. Miracoli non se ne vedono più da secoli, dai tempi in cui potevano essere ritenuti credibili. Questa è l’era degli ufo, è l’era di una differente fantasia. I santi, quelli sì, ci sono ancora. Ma sono ridotti a simulacri, trasformati in immagini in quadricromia e rosari di plastica prodotti in serie.
Eventi come quello di oggi non sono che rituali volti a mostrare che si esiste ancora, che ancora si crede. Sono la dimostrazione di una identità.

Nell’occidente del XXI secolo la religione non è che una fede di cartapesta tenuta su da improbabili impalcature. Diversamente non potrebbe essere. L’epoca dei lumi ha cambiato il volto di questo mondo, anche chi è voluto restare cieco non ha potuto sottrarsi alle indirette infiltrazioni culturali che il nuovo pensiero ha avuto. C’è voluto tempo immemorabile, ma il requiem per la fede è stato da tempo intonato, non poteva che essere così.
Forse un tempo anche a chi pretese di domare il fuoco fu dato dello stolto, ma ciò non gli ha impedito di cambiare il corso del mondo.

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