21 luglio 2010

Sesso (da) mercenario

Afghan mercenary camp

La notizia è recente. Di contractors, e in particolare della ex-Blackwater (ora Xe Service) si era già parlato QUI. Cattive nuove giungono però dal fronte mediorientale. Dopo i gravi e numerosi fatti che negli ultimi anni avevano già coinvolto le agenzie di sicurezza impiegate - più o meno legalmente - in Iraq e Afghanistan, era logico pensare che il controllo sui contractors fosse elevato, se non per rispetto del diritto internazionale e umano, quantomeno per necessità di propaganda politica. Così non è stato. Gli appartenenti a queste organizzazioni si sono macchiati di nuovi crimini. Ma "nuovi" è un eufemismo, chissà da quanto lo sfruttamento e la tratta di donne indigene andava avanti. Addirittura «James Gordon, per un certo periodo di tempo supervisore di Armour Group, ha sostenuto che un manager si vantava apertamente di “possedere” prostitute a Kabul».
E chissenefrega, potrebbe dire il lettore, gli USA, il loro esercito e tutto ciò che vi gira attorno hanno nuovamente confermato che, indipendentemente dal colore del presidente, ancora debbono compiere innumerevoli passi per giungere ad una reale rispettabilità internazionale. Sbagliato. Pensare che gli Stati Uniti all'estero rappresentino solo sé stessi è un errore. A Kabul e a Baghdad, come in mille altri luoghi, la faccia del soldato che stupra, uccide e si fa beffa dei cadaveri è il volto stesso dell'occidente, l'unico disponibile. Lo stesso occidente di cui, ancora, noi stessi, qui, su queste sedie e davanti a questi schermi facciamo parte. Ogni delitto perpetrato laggiù ci vede complici: noi, i nostri governi, i nostri organismi sovranazionali. Per quanto voi vi crediate assolti siete lo stesso coinvolti, cantava De André, uno che l'aveva capita molto bene.
Non ci si chieda quindi "perchè ci odiano?", quanto "cosa abbiamo mai fatto, noi, per evitarlo?".


(grazie a Pavi per la segnalazione)

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