15 gennaio 2012

Anatomia approssimativa

Le note di un vecchio pezzo dei Rancid si fanno strada nei due padiglioni. Ancora fremiti d'aria corrono nelle cavità auricolari, scavalcano martelletto e tamburo, si fanno impulsi elettrici e s'incrociano infine a metà strada, in qualche punto remoto del cervello, dove con una scintilla innescano un ricordo, che a sua volta accende un sorriso.
E con sto sorriso ti lascio, mia bella Melbourne.
Mi sei piaciuta tanto, ma è ora di andare. Le suole delle scarpe prudono già da un po' e le spalle son troppo leggere, allo zaino di star lì prender polvere non sta bene.

A voler essere più poetico direi che è stato il vento a sussurrarmi di partire, ma qui il vento è logorroico, di cose ne dice tante, certi giorni te le strilla nelle orecchie, dopo un po' ti ci abitui, diventa rumore di fondo, non lo ascolti più.
La Great Ocean Road languida attende davanti, con vecchi e nuovi compagni di viaggio, e le tasche fremono nell'attesa di un biglietto per saltar da un'isola all'altra, di sud in sud, a vivere un po' di foresta, che di asfalto se n'è già visto abbastanza.

Amo terribilmenti questi giorni del prima di partire.

4 commenti: