4 luglio 2012

Aggiornamenti latenti.


Da scriverci una pagina al giorno, questa è stata la mia vita ultimamente. E di pagine ne sono passate, ma nessuna tenace abbastanza da scorrer giù dai polsi, arrivare a penna o tasti, fissarsi su carta o processore chessia. Pagine arrendevoli, lassiste abbastanza da non reclamar nessun supporto, rassegnate a rimanere aria di giorni passati, cose fatte, nomi e facce dimenticati on the road.
Quando lasciai Perth avevo un’intenzione chiara, definita: diario di viaggio. La dannata pagina la giorno, che meritasse o no. Esercizio di stile, manciata di minuti di stretching mentale quotidiano per coniugare kilometri e inchiostro in modo diverso da quanto fatto sinora. Ho scritto il primo giorno. E l’ultimo. Assieme. Poi mi sono ripromesso di colmare il gap. Poi penso che non lo farò.

Il tragitto Perth-Broome è stato una storia di 14 giorni e 4000 km; di highways e piste sterrate; terra rossa e gumtree; notti all’addiaccio e roadhouse profilatesi all’orizzonte, cariche di sollievo e attesa come oasi nel deserto. Storia di mostri su ruote, canguri vivi o meno, acquazzoni, nomadi grigi e ore di guida su un paesaggio drammaticamente sempre uguale. In quattro in una Falcon, atmosfere da beat generation mancate, memoria fallace che – ci scommetto - avvolgerà tutto in un’aura mitica che avrà probabilmente poco o nulla a che fare con ciò che è stato in realtà.

Eventi che, mi sa, non ha più senso tentar di raggranellare in ritardo: storia dai pochi fatti e molti dettagli, spesso persi in un attimo, nascosti bene quantomeno, che si faranno magari vivi di nuovo un giorno, inanellando ricordi, in qualche altro posto lontano da qui.

1 commento:

  1. il fatto è che scrivere serve anche a fissare, altrimenti un giorno i tuoi ricordi saranno assai falsati, come dici anche tu, ma forse va bene così. MB

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