L'autunno è arrivato strano, qui sulla west coast.
Era estate, poi un giorno ha piovuto. E tutto s'è fatto grigio. E basta.
E' così da quattro giorni. Non che faccia freddo o che, solo l'atmosfera è un po' più plumbea, incombente; c'è l'aria di qualcosa d'imminente che per ora si accontenta di restar sospeso, fermo un metro dietro l'orizzonte, soddisfatto di minacciare, più che altro.
E' che il passaggio di stagione qui è diverso a quello a cui sono abituato. E' più sfumato, una curva leggera su quello che finora era un rettilineo a 35°C.
Sarà magari una questione di bioritmi, di istinti migratori sepolti nel dna, ma al contempo anche la permanenza prolungata inizia a farsi pesante, le correnti fanno un po' più presa, la sedentarietà, per quanto comoda, perde appeal.
Anche i branchi sono in movimento. Spostamenti su tutte le scale di grandezza: a breve le balene riprenderanno a sfiorare la costa, in rotta verso i Tropici, più in piccolo bruchi neri sono apparsi, ovunque, da qualche giorno. Meno affascinanti delle megattere, senza dubbio, ma anche loro a dar contibuto a questo pressante senso di ciclicità.
E io mi faccio un po' più dannunziano.
Sta di fatto che i granai sono ormai pieni, le scorte fatte, la strada sgombra. Una sottile insofferenza al quotidiano si fa strada nello spirito e i Supertramp e Giorgio Canali mi risuonano sempre più spesso nelle orecchie.
E' il mood del movimento, lo riconosco già.
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